L’acquisto o la ristrutturazione di un immobile – a meno che non si disponga del capitale sufficiente – è sempre subordinato alla richiesta di un mutuo.
Per la concessione del mutuo gli istituti di credito o finanziari necessitano di una serie di garanzie relative alla solvibilità del richiedente, prima fra tutte un lavoro con contratto a tempo indeterminato e relativa busta paga.
Ma cosa accade se il soggetto in questione non ha uno stipendio fisso – per esempio, è titolare di Partita Iva – o addirittura non ha un impiego?
Si può richiedere un mutuo senza lavoro?
Non tutto è perduto, poiché ultimamente le banche e le istituzioni hanno pensato a numerosi strumenti per venire incontro alle esigenze di chi ha bisogno di un prestito.
Detto in altre parole, il mutuo senza busta paga è diventato una realtà.
Ma vediamo insieme come.
In questo articolo si parla di:
Mutuo per Liberi Professionisti
I lavoratori autonomi e i liberi professionisti, in linea di massima, pur avendo un reddito tale da permettere loro di onorare puntualmente le rate del mutuo (mensili, trimestrali o semestrali che siano), non dispongono, tuttavia, di una busta paga non essendo lavoratori dipendenti.
Pertanto, la banca erogatrice del finanziamento deve necessariamente fare riferimento ad una serie di documenti che il mutuatario ha l’onere di produrre all’atto della richiesta di mutuo.
Innanzitutto, infatti, dovranno far pervenire alla banca scelta:
- la copia del modello Unico, fornito dalla Camera di commercio di riferimento e specifico per un mutuo richiesto da lavoratore autonomo;
- eventuale attestato di iscrizione all’Albo professionale;
- copia dei documenti anagrafici come la carta d’identità;
- copia del bilancio relativo all’anno precedente alla richiesta del mutuo.
Tali documenti sono necessari affinché l’istituto bancario possa verificare la solvibilità del richiedente tramite il reddito annuale e mensile del libero professionista.
Più il reddito è alto e maggiori saranno le garanzie per la banca.
Alla documentazione de quo, vanno aggiunte delle garanzie reali che gli istituti bancari richiedono, appunto, a garanzia del credito concesso.
I titolari di Partita Iva possono ipotecare beni mobili e immobili ed usarli come garanzia da mostrare alla banca.
È possibile anche nominare un parente prossimo come garante: in questo modo, in caso di mancato pagamento delle rate del mutuo, la banca potrà essere rimborsata dal fideiussore.
Questi deve avere dei requisiti di reddito, di patrimonio, di età.
Dovrà presentare, anch’egli, tutta una serie di documentazione per certificare la sua solidità economica, come ad esempio la dichiarazione dei redditi ed eventuali proprietà di beni immobili.
E’ molto importante che il garante sia del tutto consapevole della responsabilità di cui si sta facendo carico, poiché, in caso di insolvenza da parte del contraente, egli sarà chiamato a risponderne.
In extremis, in mancanza di beni da ipotecare o di parenti garanti, si può optare per la stipula di un’assicurazione con la banca.
Altra opzione è, invece, quella di scegliere un mutuo flessibile che permette di modificare le modalità e i tempi di pagamento, anche mentre il finanziamento è in corso.
Mutuo senza Busta Paga e senza P.Iva
Se il richiedente del mutuo è privo di busta paga, ma anche di Partita Iva, deve fornire comunque garanzie all’istituto bancario tramite, anche in questo caso:
- la presenza di un cointestatario, un parente prossimo con reddito, che intesti anche a lui il mutuo;
- la presenza di un garante, che interviene nel momento in cui il beneficiario del mutuo non sia in grado di pagare le rate.
Una valida alternativa, pensata principalmente per i giovani con contratto di lavoro a tempo determinato, è quella introdotta nel 2014 con la creazione del fondo di garanzia mutui prima casa, che permette di ottenere la garanzia dello Stato per il 50% della quota capitale.
Si tratta di un fondo statale gestito da Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici) che interviene garantendo il 50% della quota capitale dei mutui richiesti, rendendo così più semplice l’accesso al credito.
Se c’è la garanzia del Fondo statale, infatti, la banca non può chiedere un garante.
Ma vediamo come funziona il fondo di garanzia prima casa.
Fondo di garanzia per la prima casa
Come già accennato, il Fondo è dedicato a mutui ipotecari con importo massimo di 250 mila euro e permette di ottenere la garanzia dello Stato per il 50% della quota capitale.
Il fondo è rivolto a tutti i cittadini, esclusi coloro che sono già proprietari di immobili a uso abitativo, salvo quelli ricevuti in successione o che siano in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli.
L’immobile per il quale si chiede il finanziamento deve essere adibito ad abitazione principale, non deve rientrare nelle categorie catastali A1 (abitazioni signorili), A8 (ville) e A9 (castelli, palazzi) e non deve avere le caratteristiche di lusso indicate dalla legge.
Tutti possono accedere al fondo se rispettano le indicazioni dette sopra, ma sono previste alcune agevolazioni del finanziamento per:
- giovani coppie, con almeno uno dei due componenti al di sotto dei 35 anni;
- nuclei familiari con un genitore single e figli minori;
- giovani under 35 titolari di un rapporto di lavoro atipico;
- coloro che hanno stipulato contratti di affitto di immobili di proprietà degli IACP (Istituto Autonomo Case Popolari).
Per questa tipologia di mutui agevolati, il tasso effettivo globale (TEG) non può essere superiore al tasso effettivo globale medio (TEGM) indicato trimestralmente dal ministero dell’Economia oggi pari a 1,81% per il tasso fisso e 2,33% per il tasso variabile.
Per accedere ai finanziamenti, i richiedenti devono recarsi presso le filiali delle banche aderenti all’iniziativa che hanno sottoscritto apposita convenzione e presentare il modulo di richiesta per l’accesso al Fondo.
Ad oggi si contano circa 215 banche aderenti. L’elenco aggiornato lo si trova sul sito di Consap.